
Negli anni ’90 Enrico Cuccia, padre nobile della finanza italiana, metteva in guardia: anche Mediobanca può cadere. Oggi, 25 anni dopo la sua scomparsa, quella previsione sembra sempre più attuale. L’attacco arriva da Monte dei Paschi di Siena (Mps), con il supporto diretto del Tesoro.
L’assalto a Piazzetta Cuccia
Mps, partecipata all’11,7% dal ministero dell’Economia, ha lanciato un’offerta per Mediobanca: 2,3 azioni proprie per ogni titolo ricevuto. L’obiettivo? Ottenere il controllo del gruppo e le sue partecipazioni strategiche, in particolare quella nelle Assicurazioni Generali.
Una battaglia rinviata, ma non vinta
L’assemblea decisiva, prevista inizialmente per giugno, è stata rinviata a settembre per evitare un voto sfavorevole su un’operazione strategica con Banca Generali. Intanto, gli oppositori crescono: tra i no o gli astenuti ci sono Delfin (Del Vecchio), Caltagirone, Amundi, Unicredit, Edizione, Enpam, Enasarco. Una cordata che rappresenta oltre il 40% del capitale.
Due variabili decisive: Bce e Procura
Bce: dovrà autorizzare l’operazione. Potrebbe indicare come soglia minima per il controllo il 50%+1 azione, oppure permettere una quota inferiore con governance inalterata.
Procura di Milano: indaga sull’operazione di collocamento del 15% di Mps da parte del Tesoro, finita nelle mani di Delfin, Caltagirone e Banco Bpm. Se venisse accertato un concerto per la scalata, lo scenario si complicherebbe.
Gli obiettivi di Mps
Il CEO Luigi Lovaglio punta a ottenere almeno il 67% del capitale per fondere i due gruppi e generare sinergie da 700 milioni. Ma ha dichiarato che anche una soglia del 50%+1 basterebbe per sfruttare crediti fiscali per 2,9 miliardi.
Verso l’assemblea del 2026
Anche se Mps non superasse il 50%, una quota tra il 40% e il 49% potrebbe bastare per conquistare la prossima assemblea del 2026, quando scadrà l’attuale vertice Mediobanca guidato da Alberto Nagel. Lì si deciderà tutto.
Mediobanca: fine di un’era?
L’esito dello scontro dipenderà da Bruxelles, dalla magistratura e dai giochi di palazzo tra grandi azionisti. A venticinque anni dalla morte di Cuccia, quella sua frase torna ad aleggiare su Piazzetta Cuccia. E stavolta, potrebbe non restare solo un monito.