
La UEFA continua a versare finanziamenti milionari alle squadre russe, nonostante la loro esclusione dalle competizioni europee dopo l’invasione dell’Ucraina. Allo stesso tempo, i club ucraini – tecnicamente parte del Paese aggredito – hanno visto congelati i fondi di solidarietà. Il motivo ufficiale? Le loro sedi sono in “zona di operazioni militari”.
Oltre 10 milioni alla Russia
Il Guardian ha calcolato che, dal 2022 a oggi, la UEFA ha trasferito più di 10 milioni di euro alla Federcalcio russa. Questi soldi derivano dal programma di solidarietà, creato per sostenere i club che non partecipano a Champions League, Europa League e Conference League.
In teoria, serve a “mantenere l’equilibrio competitivo nei campionati nazionali” grazie alle entrate aggiuntive delle coppe. In pratica, anche dopo le sanzioni sportive seguite alla guerra, i versamenti verso Mosca non si sono fermati.
Ucraina a mani vuote
Mentre le casse russe continuano a ricevere fondi, i club ucraini non vedono un euro dal 2022. Il blocco – spiegano le società coinvolte – sarebbe legato a “requisiti poco chiari” imposti da una banca svizzera, che vieterebbe i pagamenti a squadre con sede in zone classificate come “di guerra”.
Un’interpretazione contestata, perché alcuni club firmatari si trovano a migliaia di chilometri dal fronte.
La lettera a Čeferin e l’attesa di risposte
Il 27 luglio cinque squadre ucraine hanno scritto direttamente ad Aleksander Čeferin, presidente UEFA, chiedendo spiegazioni e la riattivazione immediata dei fondi per le stagioni 2023/24 e 2024/25.
“Non abbiamo ricevuto alcuna giustificazione legale – denunciano – e la definizione di zona di guerra non può valere per realtà lontane dal conflitto”.