Il prezzo del gas vola. L’anno scorso costava 27 euro

Putin e la strategia del pitone che riduce la competitività dell’economia europea. Ecco perché il presidente russo probabilmente non interromperà completamente il flusso del gas verso il Vecchio continente, contrariamente a quanto sostenuto da molti osservatori. Il suo obiettivo è un altro. Financial Times: “L’economia russa, in una situazione di enorme pressione esterna, ha dimostrato una resistenza maggiore di quanto previsto dagli esperti occidentali”.

Il prezzo del gas vola. L’anno scorso costava 27 euro

A pochi giorni dal nuovo stop per manutenzione del gasdotto off-shore Nord Stream, il prezzo del gas è arrivato a sfiorare quota 300 euro al Mwh (lo scorso anno il prezzo viaggiava sotto i 30 euro). Il conflitto tra Mosca e Kiev, in corso ormai da 6 mesi, sta sempre più condizionando il mercato dell’energia, innescando una corsa al rialzo dei prezzi, alla base della crescita dell’inflazione in tutta Europa.

Venerdì scorso il colosso Gazprom ha annunciato che dal 31 agosto al 2 settembre l’impianto che trasporta gas naturale dalla Russia all’Europa si fermerà per manutenzione a un compressore. Il gasdotto da settimane lavora già al 20% della sua possibilità, tra lavori ad una turbina - riparata in Canada, riportata in Germania ma non ancora rispedita al mittente (secondo Mosca mancano alcuni adempimenti burocratici, smentiti da Berlino) - e riduzione del flusso figlia delle tensioni geopolitiche.

Gazprom ha affermato che dopo i lavori riprenderà a fornire fino a 33 milioni di metri cubi di gas al giorno in Europa, circa il 20% della capacità potenziale del Nord Stream (pari in termini assoluti a 167 milioni di metricubi), più o meno la stessa quantità che ha fornito attraverso il gasdotto alla Germania nelle ultime settimane. Il gigante russo del gas ha tagliato per la prima volta la capacità sulla linea a giugno. Da allora i prezzi del gas in Europa sono più che raddoppiati.

La sintesi è che la prospettiva di un nuovo stop spaventa il mercato e fa salire alle stelle il prezzo dell’oro blu. La strategia di Putin, tuttavia, non è probabilmente quella di chiudere definitivamente i rubinetti verso l’Europa, bensì di stressare il mercato facendo salire progressivamente i prezzi, mettendo in crescente difficoltà l’economia europea e allo stesso tempo assicurarsi rilevanti introiti nella casse della Federazione sebbene la quantità erogata sia sensibilmente ridotta rispetto al recente passato. In altri termini, Mosca sa bene che non può sostituire al momento il mercato europeo (affamato di gas) con quelli ad esempio asiatici. Può solo compensarlo. Di qui, la scelta di seguire la strategia del pitone, il cui obiettivo è appunto quello di stritolare lentamente la preda.

Nel frattempo i Paesi Ue tentano strategie per rendersi più indipendenti dal gas russo. Da due settimane è partito il piano di riduzione varato dal Consiglio europeo, che prevede un taglio del 15% a seconda dei Paesi, all’Italia (che viaggia ora intorno all’80% di riempimento degli stoccaggi) spetta il 7%. Risparmi che molto probabilmente non eviteranno per alcune tra le principali economie comunitarie, Germania (non per caso Berlino ha già deciso di tagliare del 20% i consumi di gas) e Italia in testa, lo scenario più temuto: i razionamenti, con i conseguenti riflessi assai negativi, per altro già iniziati, su industrie, occupazione e lavoro.

L’Europa vede così ridursi drasticamente la competitività della sua economia: la strategia di Putin sembra funzionare. L’economia russa, in una situazione di enorme pressione esterna, ha dimostrato una resistenza maggiore di quanto previsto dagli esperti occidentali, scrive il quotidiano britannico Financial Times.

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