Françafrique, Parigi (e gli alleati) in fuga dal Mali

Africa contesa. L’Eliseo annuncia il ritiro coordinato: “Le condizioni politiche, operative e legali non sono più soddisfatte”

Françafrique, Parigi (e gli alleati) in fuga dal Mali
Mali

La Francia, il Canada e gli altri paesi europei partecipanti all’Operazione Barkhane e alla task-force Takuba hanno ufficializzato il loro ritiro dal Mali e il proseguimento della loro azione comune contro il terrorismo nella regione del Sahel, “compresi il Niger e il Golfo di Guinea”.

Il riconoscimento dell’impossibilità di cooperare con l’attuale giunta militare golpista in Mali (che intanto mostra i primi segni di crisi economica dopo aver bruciato 31 milioni di dollari in bond invenduti) indebolisce la presenza transalpina nella sezione occidentale della Françafrique, considerando anche il pessimo stato dei rapporti con l’Algeria e il recente golpe in Burkina Faso.

Possono festeggiare una vittoria tattica la Russia, nuovo alleato securitario di Bamako, e la Turchia, le cui ambizioni africane sono un ulteriore motivo di contrasto con Parigi. L’enfasi su Niger e Golfo di Guinea, aree già oggetto di operazioni rispettivamente di eserciti e marine europee, ha una dimensione anti-russa e anti-cinese.

Dal Niger si possono monitorare/limitare i traffici verso l’Europa e le manovre di Mosca in Libia e negli altri paesi saheliani in cui opera il Wagner Group: Sudan, Repubblica Centrafricana, forse in un futuro prossimo lo stesso Burkina Faso e il Ciad “ribelle”.

Dal Golfo di Guinea si possono contrastare la pirateria, il narcotraffico e la proiezione marittima della Cina, che vorrebbe aprire una base militare in Guinea Equatoriale. Per questioni migratorie ed energetiche, Niger e golfo di Guinea sono inoltre di interesse strategico dell’Italia, oltre che della Francia.

In questo contesto, proprio come in Ucraina, la Russia lavora di attesa, capitalizzando sulle speranze del governo maliano (che confida in Mosca per stabilizzare il paese) e sui timori di Parigi.

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