Taiwan, le tensioni non sono aumentate dopo la visita di Pelosi. Le ragioni sono altre

Pechino vuole sfidare gli Stati Uniti al gioco del pollo? In realtà, né Washington né Pechino paiono oggi disposte allo scontro militare diretto. Ma, si sa, le guerre non sempre si decidono. Accadono

Le tensioni non sono aumentate dopo la visita di Pelosi. Le ragioni sono al

Il viaggio a Taiwan della presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, come prevedibile ha scatenato una dura risposta da parte della Cina. Il presidente Xi Jinping ha detto al presidente statunitense Joe Biden che “chi gioca col fuoco, finisce per bruciarsi”. E il 4 agosto la Cina ha avviato un’imponente esercitazione militare intorno all’isola.

Il fantasma della guerra è alle porte. Ma Pelosi è davvero responsabile dell’escalation delle tensioni? Anche se avesse deciso di escludere l’isola dal suo viaggio ufficiale in Asia, la bellicosità della Cina nei confronti di Taipei avrebbe probabilmente continuato in ogni caso a intensificarsi.

Ma, al contrario di quanto sostengono numerosi osservatori occidentali, questo clima teso non è dovuto all’impegno di Xi Jinping di riportare l’isola, che la Cina considera una “provincia ribelle”, sotto il totale controllo di Pechino.

La riunificazione è uno dei suoi obiettivi a lungo termine, ma il tentativo di ottenerla con la forza sarebbe costoso e potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza dello stesso regime del Pcc, in caso di fallimento dell’operazione militare.

Affinché un’invasione di Taiwan riesca, la Cina dovrebbe prima proteggere la propria economia dalle molto probabili sanzioni occidentali, oltre a sviluppare delle capacità militari che possano funzionare da deterrente contro un possibile intervento statunitense in difesa dell’isola. Ed entrambi questi processi richiedono anni.

I veri motivi dietro l’atteggiamento minaccioso di Pechino sono più immediati. Le autorità stanno comunicando ai dirigenti taiwanesi e ai sostenitori occidentali che la Cina non accetta l’intensificarsi delle loro relazioni.

Fino a poco tempo fa i dirigenti cinesi consideravano la situazione nello stretto di Taiwan insoddisfacente ma comunque tollerabile. Quando Taiwan era governata dal partito del Kuomintang (Partito nazionalista cinese), allineato con Pechino, i cinesi potevano portare avanti una strategia graduale di integrazione economica, isolamento diplomatico e pressione militare. Ma nel gennaio 2016 il Partito progressista democratico (Ppd) è tornato al potere a Taiwan, mettendo fine ai piani di Pechino.

Allo stesso tempo, prima Trump poi Biden hanno modificato il loro atteggiamento nei confronti dell’isola fino a quando nel 2021 i marines hanno partecipato a esercitazioni militari con le forze armate taiwanesi, e lo scorso maggio il presidente degli Stati Uniti ha comunicato che il suo paese sarebbe intervenuto militarmente in caso di assalto cinese all’isola (anche se poi la Casa Bianca ha ritrattato la dichiarazione di Biden). Ma agli occhi di Pechino, il sostegno in primis americano all’isola sembra più un tentativo di umiliare la Cina che altro. Una provocazione, piuttosto che un deterrente.

Probabilmente la Cina tuttavia non vuole lanciare un attacco immediato contro l’isola, ma potrebbe decidere di impegnare gli Stati Uniti in un “gioco del pollo” nello stretto di Taiwan. Si tratta di una configurazione della teoria dei giochi a somma non nulla. L'informazione è completa e vi partecipano due giocatori che agiscono contemporaneamente.

L'esemplificazione classica si ispira alla cosiddetta chicken run, prova di coraggio del film Gioventù bruciata con James Dean del 1955 in cui due ragazzi fanno una corsa automobilistica lanciando simultaneamente le auto verso un dirupo. Se entrambi sterzano prima di arrivarvi, rimedieranno entrambi una magra figura; se uno sterza e l’altro continua per un tratto di strada maggiore, il primo farà una figuraccia, mentre il secondo guadagnerà in termini di rispetto. Se entrambi proseguono dritti, moriranno.

Come nel dilemma del prigioniero la cooperazione di entrambi è un equilibrio instabile, che non regge neanche nel breve periodo. In questo gioco nessuno dei due giocatori ha una strategia dominante e vi sono due equilibri potenziali: (‘sterza’, ‘continua diritto’) e (‘continua diritto’, ‘sterza’). Il gioco viene detto di non-coordinamento, poiché ad entrambi conviene adottare la strategia opposta rispetto a quella dell’altro giocatore. Naturalmente ognuno dei due giocatori ha una preferenza per un equilibrio in particolare. La soluzione del gioco proviene dalla dichiarazione credibile di uno dei due giocatori dell’intenzione di non voler sterzare ad ogni costo. L’altro giocatore si vedrà costretto a sterzare per primo per evitare la morte. Il problema è che gli attuali accadimenti intorno a Taiwan non sono un gioco.

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