“La conseguenza più importante della guerra in Ucraina sono le vite che vanno perse e la crisi umanitaria. Ci sono tuttavia numerose e significative implicazioni economiche”. Lo scrive l’Ocse in uno studio sull’impatto del conflitto scatenato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, in cui sottolinea che, se continua, il conflitto risulterà in un rilevante freno alla crescita globale e a pressioni inflative significativamente più forti.
In base alle simulazioni, l’Organizzazione prevede che la crescita globale possa essere ridotta di oltre 1 punto percentuale e l’inflazione globale di quasi 2,5 punti percentuali nel primo anno pieno dall’inizio del conflitto. Tali stime si basano sull’assunto che gli shock sui mercati delle materie prime e finanziari visti nelle prime due settimane della guerra persistano per almeno un anno ed includono una profonda recessione in Russia, con un Pil in calo di oltre il 10% e un’inflazione in aumento di quasi 15 punti percentuali.
Nell’Outlook economico di dicembre, l’Ocse prevedeva una crescita del Pil globale del 4,5% quest’anno e del 3,2% nel 2023. L’impatto dello shock sarà diverso tra regione e regione. Le più colpite saranno le economie europee, in particolare quelle confinanti con l’Ucraina e la Russia, di riflesso all’aumento del prezzo del gas maggiore che in altre parti del mondo e per i maggiori legami economici ed energetici con la Russia. Le economie avanzate dell’Asia-Pacifico e dell’America hanno meno connessioni commerciali o negli investimenti con la Russia, ma risentiranno dall’indebolimento della domanda globale e dell’impatto dell’aumento dei prezzi sui redditi e sui consumi privati.
Lo studio stima, inoltre, che l’afflusso di 3 milioni di rifugiati dall’Ucraina visto finora possa costare almeno lo 0,25% del Pil dell’Ue e ancor più nei Paesi che stanno accogliendo il maggior numero di profughi.