La Germania cresce, ma continua a non investire. E il surplus non si riequilibra

La prima economia nell'Ue sembra aver sviluppato una sorta di allergia agli investimenti. E nulla cambia in termini di politica fiscale e commerciale rispetto al governo precedente

Il paese cresce, ma continua a non investire

L’attuale governo tedesco è composto dagli stessi due partiti del precedente, ma molti continuano a credere in un cambio di passo: più spesa pubblica. D'altronde, Olaf Scholz, il nuovo ministro delle Finanze, membro del Partito socialdemocratico, ha impostato la sua campagna sulla promessa di maggiori investimenti e crescita in Germania.

Continuità con Schaeuble

Ma i numeri – del suo bilancio – lo hanno già smentito. Il piano Scholz è pressoché identico a quello del precedente ministro, il duro Wolfgang Schaeuble. Ciò comincia a preoccupare i tedeschi e ancora di più l’Europa. Il paese non sembra capace – o più semplicemente non vuole – investire in opere infrastrutturali. Sarà pure la prima economia europea, ma non è l’Eldorado. E proprio perché è in crescita ha bisogno di investimenti materiali e soprattutto immateriali (banda larga, internet, software, ecc.). Il rischio per Berlino è di perdere posizioni su scala mondiale nell’arco di pochi anni.

Investimenti fermi

Ecco perché il basso livello di spesa pubblica costituisce una preoccupazione reale. È essenziale per il Pil e la produttività, ma anche per il settore privato. Invece, l'investimento netto del governo federale ammonta allo 0,1% del prodotto interno lordo e il settore pubblico nel complesso non ha avuto significativi investimenti netti dal 2003.

Impatto dentro e fuori la Germania

Le decisioni fiscali dell’esecutivo Merkel sono importanti per la crescita del paese, ma hanno anche implicazioni più ampie. Molti paesi europei avevano riposto le loro speranze in Scholz per vedere un cambio di direzione e cominciare a riequilibrare il decantato surplus tedesco, processo che avrebbe tra l’altro l’effetto di aumentare la domanda tedesca di prodotti europei. Se nulla cambia, tali speranze sono destinate a restare deluse.

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