Il nuovo hub dell’economia mondiale? No, non è la Cina

Il nuovo hub dell’economia mondiale? No, non è la Cina
Il premier indiano Narendra Modi

È ‘soltanto’ la quinta economia mondiale, ma continua a crescere a un ritmo incalzante (con un Pil reale, ovvero al netto dell’inflazione pari al 6,5% nel 2022) e si appresta a superare il concorrente cinese come paese più popoloso al mondo.

Nei giorni scorsi Nirmala Sitharaman, da cinque anni alle Finanze nel secondo governo guidato da Narendra Modi, ha presentato la sintesi amministrativa di un’economia cresciuta di dieci volte in 25 anni. Per avere un’idea, ad esempio, si consideri che ancora nel 2008 il 17% degli indiani possedeva un conto in banca: ora lo hanno quasi tutti.

Il Nobel Michael Spence sostiene che “ora l’India è l'attore eccezionale” dell’economia globale ed è “la destinazione finale più preferita degli investimenti”. Secondo altri economisti, entro un decennio il paese garantirà un quinto della crescita globale. A dicembre il Financial Times riferiva che già in M&A (mergers and acquisitions; fusioni e acquisizioni) per la prima volta il mercato indiano aveva superato quello cinese: 231 miliardi di dollari a 204.

Mentre la popolazione cinese diminuisce e invecchia, quella indiana cresce e ringiovanisce. Il Nobel Amartya Sen aveva definito “crescita hindu” l’inutile 3% di sviluppo annuo, sistematicamente vanificato dall’incontrollato aumento demografico. Il problema esiste ancora ma ora è vissuto come una sorta di patriottismo demografico, così come viene percepita anche la conquista del quinto posto globale per dimensione dell’economia, togliendo la piazza teorica alla Gran Bretagna, l’ex potenza coloniale.

A proposito di difesa, militarmente l’India non può competere con la Cina, ma Delhi è molto attiva anche sul fronte geopolitico. L’India, che nel 2023 ha la presidenza del G20, ad agosto scorso aveva partecipato in Siberia alle esercitazioni militari Vostok con russi e cinesi; ad ottobre era con gli statunitensi sull’Himalaya. L’India partecipa con Usa, Australia e Giappone al Qad, la quadrilaterale per l’Indo-Pacifico. È un paese Brics con Cina e Russia, è nella Shangai Cooperation Organization promossa dai cinesi, e nella I2U2 con Usa, Israele ed Emirati.

Ma gli investimenti internazionali continuano a restare attorno al 2% del Pil. Meno dell’80% dei 160 miliardi di dollari di capitalizzazione della Borsa di Mumbai ancora dipendono da una sola conglomerata indiana, il Gruppo Adani. Solo il 15% della popolazione è middle class. Il miracolo indiano è ancora lontano dalla Cina. Ma non così tanto come a qualcuno potrebbe sembrare.

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