La California prova a ‘rivoluzionare’ il mercato del lavoro

Il progetto di legge deve ancora essere discusso. Il nuovo limite verrebbe applicato solo alle aziende con più di 500 dipendenti

La California prova a ‘rivoluzionare’ il mercato del lavoro

Lavorare quattro giorni a settimana, 32 ore invece di 40, a parità di stipendio. Diversi paesi ci stanno provando ma ora uno Stato americano sembra aver preso sul serio l’idea. È la sintesi della proposta di legge presentata al parlamento della California e sponsorizzata dalla deputata democratica dello stato Cristina Garcia.

L’idea prende ispirazione da un modello sperimentato in Islanda dal 2015 al 2019, che ha dimostrato che la produttività è rimasta invariata ed in alcuni casi anche aumentata lavorando 35 ore invece di 40, e si applicherebbe per ora solo alle aziende con oltre 500 dipendenti. Secondo il Wall Street Journal, dovesse andare in porto, la legge potrebbe riguardare più di 2000 aziende.

Da due anni la pandemia ha già rivoluzionato tempi e modalità di lavoro. La piattaforma di crowdfunding Kickstarter a Brooklin o il gigante Unilever in Nuova Zelanda stanno testando in via sperimentale la settimana di 4 giorni per valutarne gli effetti sulla produttività. Nel caso californiano, per le aziende sarebbe un passaggio tutt’altro che indolore visto che la legge prevede che gli straordinari verrebbero pagati una volta e mezzo in più della paga oraria. Secondo Nicholas Bloom, professore di economia a Stanford, una misura di questo tipo avrà conseguenze negative.

“I posti di lavoro si sposteranno in Nevada o Oregon, e i datori di lavoro non riusciranno più ad alzare gli stipendi per molti anni”, ha spiegato al Wsj, aggiungendo che una migliore alternativa potrebbe essere ridurre le giornate ma a parità di ore, cioè allungando la giornata lavorativa, offrendo quindi ai dipendenti il beneficio di ridurre i tempi di spostamento. Un’idea, quest’ultima, che tuttavia appare oggi obsoleta. La chiave di tutto è piuttosto la produttività (specialmente dal punto di vista delle imprese): se, come nel caso islandese, dovesse aumentare, nessuno avrà nulla da dire.

Occorre poi considerare che negli ultimi tempi 47 milioni di impiegati negli Usa hanno lasciato il loro lavoro alla ricerca di migliori opportunità e mentre si ritorna alla normalità post pandemia gli stessi hanno fatto presente che le condizioni di una volta non sono più sufficienti. Vogliono benefit migliori che comprendono tempo libero e più flessibilità per fare ciò che amano fare oltre ad avere anche una migliore salute mentale ed emotiva. C’è qualcosa di marziano in queste parole, anzi marxista.

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