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Il Parlamento di Atene ha approvato la controversa legge che introduce la possibilità di lavorare fino a 13 ore al giorno, superando le classiche otto ore previste. Il provvedimento, voluto dal governo conservatore guidato da Nea Dimokratia, è passato grazie alla maggioranza dei voti del partito del premier Kyriakos Mitsotakis, nonostante le dure proteste dell’opposizione e dei sindacati.
Le nuove regole: più ore, più salario
La norma stabilisce che i lavoratori possano essere impiegati per un massimo di 37 giorni l’anno con turni estesi fino a 13 ore, ma solo in base a un accordo volontario tra datore di lavoro e dipendente. In cambio, è previsto un aumento del 40% della retribuzione per le ore extra.
Secondo il governo, la misura punta a rendere il mercato del lavoro “più flessibile” e ad attrarre investimenti stranieri, soprattutto nei settori del turismo e della logistica, trainanti per l’economia greca.
Le critiche: “Un passo indietro di decenni”
Opposizioni e sindacati denunciano una deriva neoliberista che rischia di cancellare le tutele conquistate in anni di lotte. “È un ritorno all’Ottocento”, ha dichiarato il leader di Syriza, accusando l’esecutivo di voler smantellare i diritti dei lavoratori in nome della competitività.
Nei giorni del voto, manifestazioni e scioperi hanno paralizzato i trasporti e coinvolto centinaia di migliaia di cittadini ad Atene e Salonicco.
Un segnale per l’Europa?
La decisione di Atene arriva in un momento in cui, in tutta Europa, si discute sul futuro del lavoro: mentre in Francia e Germania si sperimenta la settimana corta, la Grecia va nella direzione opposta.
Gli analisti avvertono che il caso greco potrebbe diventare un precedente pericoloso, aprendo la strada ad altre riforme simili nei Paesi del Sud Europa alle prese con alta disoccupazione e inflazione crescente.