Germania, l’accusa della Corte dei Conti sul bilancio: “Nasconde il debito reale”

Schiaffo ai rigoristi del bilancio. Nel mirino della magistratura contabile tedesca ci sono i veicoli finanziari con cui si sostengono le spese straordinarie. L’effetto è che il deficit reale balza da 17 a 86 miliardi

L’accusa della Corte dei Conti tedesca sul bilancio: “Nasconde il debito re

Secondo la Corte dei Conti (Bundesrechnungshof), il governo tedesco ha truccato i conti pubblici. I cosiddetti “Sondervermoegen”, i veicoli finanziari con cui Berlino contava di finanziare spese straordinarie fuori bilancio, non possono essere scomputati dai conti pubblici.

È dunque pesante la critica che arriva dalla Corte alla bozza della legge di bilancio 2024 del governo di Berlino, ovvero aggirare deliberatamente la regola del “freno al debito” scritta in Costituzione e di nascondere il debito reale.

Il disavanzo effettivo sarebbe 5 volte più alto di quello presentato ufficialmente. Non i 16,6 miliardi di euro dichiarati, ma 85,7 miliardi, come risulta dalla “Analisi dello stato delle finanze federali” della Corte.

Dalla guerra in Ucraina, passando per la crisi energetica, sono stati approvati una serie di “bilanci ombra”, che hanno in qualche modo nascosto sotto il tappeto l’indebitamento reale della locomotiva d’Europa.

Questi fondi extra-bilancio - cominciati nel 2020 con l’emergenza Covid - si sono susseguiti ad ogni crisi. Tra i più noti c’è il fondo speciale per la Difesa da cento miliardi, approvato nel marzo 2022 per adeguare le Forze armate alla nuova situazione geopolitica, e il fondo per la transizione e il clima da oltre 211 miliardi di euro approvato nell’estate del 2022 per affrontare la transizione energetica.

Il deficit tedesco nel prima metà anno viaggiava intorno al 2,1 per cento, riferiscono i dati dell’Ufficio federale di Statistica, ma secondo il report mensile della Bundesbank di agosto nella seconda metà dell’anno potrebbe salire molto di più. E, senza il trucco dei “fondi speciali”, i numeri sono ancora più pesanti, con uno scostamento di 177 miliardi tra le intenzioni di Berlino e la realtà nel quinquennio 2019-2024. 

Appare, dunque, distonica la pretesa di Berlino di porsi ancora una volta a capo del fronte rigorista in Europa, soprattutto in vista delle trattative per la riforma del Patto di stabilità, ovviamente in contrapposizione ai governi (tra cui quello italiano) che chiedono maggiore flessibilità e spazio per gli investimenti.

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