
La Cina consolida la sua posizione di superpotenza automobilistica: oggi produce oltre il 38% delle auto mondiali, più di Stati Uniti, Giappone e India messi insieme. Un dominio che si rafforza di anno in anno e che sta ridisegnando gli equilibri globali del settore.
Produzione e vendite in crescita a doppia cifra
Secondo i dati dell’Associazione cinese dei produttori di automobili, tra gennaio e settembre 2025 la produzione ha raggiunto 24,33 milioni di veicoli, mentre le vendite sono arrivate a 24,36 milioni.
La crescita è significativa: +13,3% nella produzione e +12,9% nelle vendite su base annua. Numeri che mostrano una domanda interna robusta e una capacità produttiva senza rivali al mondo.
L’ascesa inarrestabile dei veicoli elettrici
La vera spinta arriva però dal settore dei veicoli a nuova energia (NEV) – elettrici, ibridi plug-in e fuel cell – che continua a correre molto più dell’intero mercato.
a) Oltre 11 milioni di NEV prodotti e venduti nei primi 9 mesi del 2025.
b) +30% la crescita annua.
c) I NEV rappresentano il 46,1% delle nuove auto vendute in Cina.
Pechino non è solo il primo mercato elettrico al mondo: è anche il primo esportatore, in forte crescita verso Europa, Sudamerica e Sud-Est asiatico.
La penetrazione in Europa e in Italia
In Italia la presenza dei marchi cinesi è sempre più consistente, soprattutto grazie ad auto elettriche e ibride plug-in dai prezzi competitivi. Attualmente nel mercato italiano sono attivi sette grandi gruppi cinesi: BYD; MG (Saic); Geely; Chery (Omoda & Jaecoo); Changan; Leapmotor; Dongfeng.
Un’espansione che sta mettendo sotto pressione i costruttori tradizionali europei, mentre Bruxelles discute dazi e misure correttive contro quella che definisce una “concorrenza distorta” alimentata dai sussidi di Stato cinesi.
Perché il dominio cinese cambia tutto
L’accelerazione della Cina sul fronte auto – soprattutto elettriche – non è solo un successo industriale. È una leva geopolitica che impatta: le filiere globali delle batterie; le strategie energetiche; gli equilibri economici tra UE, USA e Cina; la transizione green mondiale.
Con un mercato interno gigantesco, tecnologie proprietarie (batterie LFP, Blade, e-Platform) e una rete di fornitori capillare, Pechino sembra aver preso un vantaggio difficile da colmare.



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