L'inflazione supera il 2% su base annua. Obiettivo raggiunto?

Il livello dei prezzi al consumo ha raggiunto il livello auspicato dalla Bce. Ma, nonostante le poderose operazioni di stimolo monetario, la crescita dell'inflazione dipende principalmente dalla crescita del costo dell’energia

L'inflazione supera il 2% su base annua. Obiettivo raggiunto?

Il tasso di inflazione su base annua sale a luglio sia nell’Ue che nell’eurozona. Rispettivamente, 2,2% e 2,1%. Nello stesso mese del 2017 i valori erano pari a 1,5% e 1,3%.

I tassi annui più bassi sono stati registrati in Grecia (0,8%), Danimarca (0,9%) e Irlanda (1,0%), mentre quelli più alti in Romania (4,3%), Bulgaria (3,6%), Ungheria (3,4%) ed Estonia (3,3%). Complessivamente, rispetto a giugno 2018, l'inflazione annua è scesa in nove paesi membri, rimasta stabile in sei e aumentata in tredici.

Sono dati che potrebbero essere considerati positivamente se non fosse che l’incremento del livello dei prezzi è guidato principalmente dall’aumento del costo dell’energia (+0,89%).

Ciò significa che, nonostante straordinarie misure di stimolo monetario adottate negli ultimi anni, il livello dei prezzi non è aumentato in modo significativo specialmente laddove più auspicato: Stati Uniti e Ue. Il paradosso è che l'incremento è stato soprattutto dovuto a una componente che sfugge al controllo monetario: l’energia, e in particolare il petrolio, appunto.

Non che sia un intrigo come quelli di un romanzo di Dan Brown ma, oggi, l'inflazione è sì vicina al 2% ma in modo virtuale. Tanto da meritarsi l'appellativo di "inflazione sorda" coniato dal governatore della Bce, Mario Draghi, che eppure a lungo aveva auspicato un incremento del livello dei prezzi.

E il mistero resta. Daniel Tarullo, uno dei membri più noti del Board of Governors della Federal reserve che ha lasciato l'istituzione con l'arrivo di Donald Trump, ha detto poco dopo la sua partenza che "al momento non abbiamo una teoria della dinamica dell'inflazione che funzioni abbastanza bene per realizzare una politica monetaria efficace in tempo reale". 

Una delle spiegazioni più ricorrenti del modesto andamento dei prezzi è che i livelli salariali sono inferiori a quelli pre-crisi, il che implica un consumo più moderato. Ma non sembra abbastanza per spiegare un'inflazione così bassa, soprattutto in economie con disoccupazione in forte diminuzione e Pil in crescita.

Un’altra interpretazione avanzata da alcuni economisti è il cosiddetto "effetto Amazon", così definito da Jerome Powell, presidente della Federal reserve: l'inflazione sarebbe "raffreddata" dal commercio on line. In particolare, il comportamento dei consumatori sul web, e cioè l'acquisto comparativo, fungerebbe da potente calmieratore dei prezzi.

In ogni caso, l'anno prossimo, con la fine nell'eurozona delle politiche monetarie espansive, il mistero dovrebbe essere svelato. Sebbene possa apparire contro-intuitivo, nel frattempo, alcune tra le principali banche centrali al mondo hanno comunque deciso di aumentare i tassi di interesse.

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