Ora non è più la Brexit il "problema" n. 1 dell’Ue, ma la Germania

La produzione industriale tedesca è crollata dell'1,9% a novembre. Gli analisti indicavano una riduzione dello 0,3%. Il ministro dell’Economia, Olaf Scholz: ”Gli anni grassi della Germania con entrate fiscali superiori alle attese sono finiti”. La prima economia dell'Ue verso la recessione?

Ora non è più la Brexit il "problema" dell’Ue. Ma Berlino

Sembrava impensabile fino a poco tempo, ma poi qualcosa è cambiato. Nell’Eurozona a essere a rischio recessione – certificata da due trimestri consecutivi di produzione in calo - è ora la Germania. Dopo la contrazione del Pil dello 0,2% nel terzo trimestre (la prima in tre anni), le ultime notizie giunte dalla locomotiva d’Europa suggeriscono che anche gli ultimi tre mesi dell’anno potrebbero essere andati male.

La produzione industriale tedesca è crollata dell'1,9% a novembre, che segue alla diminuzione dello 0,8% osservata il mese precedente. Un brutto risveglio per i tedeschi, anche perché gli analisti indicavano una riduzione dello 0,3%. A comunicare la notizia è stato l'Ufficio federale di statistica, Destasis.

Il dato si aggiunge a quelli negativi su fatturato e ordinativi dell'industria da poco diffusi. E soprattutto si somma alle parole pesanti usate nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia, Olaf Scholz: "Gli anni grassi della Germania con entrate fiscali superiori alle attese sono finiti". Secondo Scholz, la principale economia europea è destinata a perdere slancio nei prossimi anni nonostante la stima di un altro surplus di bilancio per l'anno appena concluso (il quarto consecutivo). Per il 2018 Berlino si aspetta ora un tasso di crescita dell’1,5%-1,6% in calo rispetto al 2,2% registrato nel 2017. Tra le cause, le continue tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, i problemi incontrati dell'industria automobilistica tedesca e l'incertezza sulla Brexit.

Scholz ha comunque garantito di voler proseguire con la politica del bilancio in pareggio (come obiettivo minimo) introdotta dal suo predecessore, Wolfgang Schäuble. Una scelta che ha tuttavia aumentato l’irritazione di alcuni Paesi dell’Ue, di numerose organizzazioni internazionali e di Donald Trump. Hanno tutti invitato Berlino ad aumentare gli investimenti pubblici per correggere il massiccio surplus commerciale del paese verso il resto del mondo. Ora la Germania, spinta dagli infausti indicatori macroeconomici, sembra aver capito che così non poteva comunque andare avanti a lungo.

A soffrire in realtà non è solo Berlino. Le prime quattro economie dell’Eurozona sono tutte in difficoltà. Le Banche centrali di Germania, Francia, Italia e Spagna hanno tutte rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2018-2019. Le loro economie sono afflitte da un mix di fattori nazionali e globali che intrecciandosi rischiano di creare le condizioni per una nuova recessione mondiale. In realtà la scommessa sembra consistere su quando avverrà: nel 2019 o nel 2020? Ma, secondo gli analisti, avverrà.

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